Portano avanti il lavoro iniziato negli anni ’50 da un artista cosmopolita, Max Aub, che aveva solo immaginato di raccogliere brevi, fulminanti confessioni riguardanti omicidi efferati, con tanto di motivazioni e particolari, in un libro pubblicato nel 1957 e intitolato Delitti Esemplari. Loro fanno di più: chiedono al pubblico di mettere per iscritto ‘chi sognate di uccidere, come e perché’ e, durante un insolito intervallo, raccolgono e poi leggono tutte le ‘confessioni’. Le interruzioni musicali sono il clou dal trio, gradevolissimo e divertente, composto da Federico Sirianni alla chitarra, voce e autore dei testi delle canzoni, un bravissimo Luca Lamari al pianoforte e gli interventi improvvisati di Paolo Severini, che ha ideato gli allestimenti. Il trio, presente al Teatro Libero di Milano fino al 20 aprile, coinvolge, fa sorridere e ridere e infine opera come uno psicodramma, lasciando affiorare i desideri più biechi del pubblico, che può riderne e liberarsene. Meglio di tre anni dall’analista! Ho parlato con Federico Sirianni, noto musicista e artista in cabaret di mezza Italia.
Come ti è venuto in mente di trasformare in canzoni i racconti di Max Aub?
C'è una sottile differenza: il lavoro che ho fatto è stato, col massimo rispetto, simile a quello che fece Fabrizio De André con 'Spoon River'. Questi di Aub sono piccoli, fulminanti racconti e io ne ho fatto canzoni pur di non ripetere una messa in scena pedissequa, come se ne vedono tante specie nei saggi di teatro. Il mio adattamento ha portato ad allungare le storie che ho trasformato in canzoni, in una cosa nuova, mai fatta prima. Nella cosa che so fare meglio: scrivere canzoni.
Ma se non sbaglio non fu tua l'idea. Di chi?
Di Sergio Maifredi, che è pure il nostro regista. Noi ci conosciamo da molti anni, fin da quando io vivevo a Genova, la mia città natale e lui era regista al Teatro della Tosse. Io, nei miei dischi, sono comunque vicino al noir: parlo di personaggi, omicidi e delitti. Sergio da tempo voleva fare qualcosa con me e mi ha fatto leggere il libretto. Io l'ho letto in 40 minuti al bar, sono rimasto lì tutta notte e al mattino l'ho chiamato. Gli ho detto: "Sergio, ho pronte 10 canzoni". E' stata una magia.
Quando lo avete messo in scena la prima volta?
L'esordio è stato al Teatro dei Filodrammatici di Milano nel 1996. Questo non significa che lo facciamo da sempre, ma che ogni tanto ci piace riprenderlo e portarlo in giro. Abbiamo raccolto migliaia di 'confessioni'...!
Lo portate ancora in giro, dopo Milano?
D'estate dovremmo fare diversi Festival e penso che gireremo nel circuito dei Teatri Possibili, specie in Liguria.
E tu, hai altri progetti?
Al di là del mio lavoro musicale, c'è un disco che uscirà nel 2009 e sto organizzando un reading tratto dalle opere di un portoricano, Pedro Pietri, un tipo straordinario. E' il principale esponente dei poeti del Portorico a New York, chiamati Newyorkan. Pietri ha una poesia molto divertente eppure molto amara, sociale, come in Soy poeta y nada mas, uno dei suoi titoli più noti e scelto per il mio reading. In scena avrò due musicisti e leggerò le poesie di Pedro a cui ho dato una colonna sonora musicale, cercando di ricreare l'atmosfera di New York negli anni '70. A Pedro, a quei tempi all'inizio della propria attività, piaceva Tom Waits, quando era un beautiful looser e io ho inserito anche brani suoi. Pedro Pietra è scomparso pochi anni fa, peccato.
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